Negli anni 90 per la cantina inizia una nuova fase improntata sulla ricerca a seguito di viaggi nelle nuove zone vinicole del mondo (Sudafrica, Australia, Tasmania, Cile), spinti dal desiderio di emancipazione da un mondo di conservazione, di status quo, di proprietà nobiliari da cui ci sentivamo politicamente dissonanti. Esperienze molto interessanti e istruttive ma che ci portarono alla conclusione che, ai tempi, non erano vini in armonia con noi, spesso scimmiottature estetiche, tecniche ed industriali di modelli di gusto internazionali. I vini del cuore rimangono per noi nella vecchia Europa: Francia, Italia e Spagna, dove ancora oggi viaggiamo e ritroviamo vini ed amicizie.
Nel ’99 Guido apre a Parma un negozio che aleggiava da sempre nei suoi sogni: nasce Hi-Fi News” Musica da tavola” dove si toccano e convivono gli universi del vino e della riproduzione della musica gestito da lui in prima persona fino al 2019 e passato oggi, per la parte vino, nelle mani di Dario e Alessandro coadiuvati da Giovanni. L’Hi-Fi rimane ancora una passione e una pertinenza di Guido.
Se guardo indietro comprendo che è stata una fetta molto accattivante e bella della nostra vita, ma altrettanto faticosa perché sempre divisa tra negozio e ristorante, e impreziosita da tanti viaggi nei territori che amiamo per conoscere vigne, vignaioli, stringere amicizie.
Come i vini, anche in Locanda la proposta dei piatti inizia ad aprirsi e a variare. Oramai mio padre, seppur presente, comincia ad affaticarsi e Laura, che era stata il suo braccio destro, cede il posto a Maurizio, siciliano di origine ma in Emilia da tempo e con esperienze in Francia e Corsica. Con lui inizia ad allargarsi la proposta della cucina che parzialmente abbandona la sua visione emiliano centrica.
Nel frattempo, Io e Guido sentivamo il bisogno e la voglia di un mondo in cucina che parlasse lo stesso linguaggio dei vini che amavamo tanto, un amore fatto di mantenimento del territorio ma anche di apertura, di superamento delle frontiere.
Dopo Maurizio si sono susseguiti cuochi con formazioni ed esperienze più contemporanee: Daniele, Paco, Iacopo, e nel frattempo mio padre Vergio ci ha lasciati sempre sostenendo che “la sua cucina era comunque e sempre la più buona” quasi a dare ancora seguito all’eterno ma affettuoso motivo di scontro tra me e lui con la paziente mediazione di mia madre.
Così tanti clienti abituati ai suoi piatti ci hanno lasciato e tanti altri, bramanti di aria fresca e vini di vignaioli sono arrivati, altri ci hanno seguiti supportando il nostro cambiamento. Intanto anche Guido comincia a distaccarsi dal negozio, ma la gestione della nuova cucina e della piccola brigata, così come quella della sala un pochino più formale non riusciva ad appartenerci.
Troppo stressante era per noi gestire questi giovani e promettenti cuochi, sicuramente competenti ma senza l’affettività delle nostre “resdòre” che ancora oggi rappresentano la famiglia che non abbiamo più.
Ci sentivamo come se ci fosse una perdita di rapporto umano, con risultati culinari migliori, ma che non ci rendeva evidentemente felici, anzi, perennamene ansiosi di non essere all’altezza” della situazione.
Mi ricordo che, in questa situazione, vivevamo poca sintonia anche con i nuovi clienti che cercavano la cucina “quasi stellata a buon mercato”, sempre e costantemente ipercritici sul luogo in contrasto con i crismi estetici della massa di neo-gastronomi ed enofili. Certamente non avevano per nulla capito l’anima del luogo o forse eravamo noi a non riuscire più ad esprimerla.
Pian piano è subentrato un malessere profondo: la nostra idea di trattoria, crogiolo di momenti felici e vera amicizia, non poteva essere distrutta e consumata dall’ “infighettamento” di chi cerca la bella “location”, l’estetica dei piatti, il servizio formalmente corretto.
Oggi, Domani
Racconti di vita
Volevamo tornare ad essere una casa come in origine. Il periodo del covid ci ha aiutati a rientrare nelle nostre radici seppur con qualche leggera diversità…La resdora ora, è un trentacinquenne giapponese che unisce la sapienza della sua cucina nativa, con l’amore e la conoscenza della cucina italiana maturata negli anni assieme ai nostri Paco e Jacopo, ora affiancato da Joyce, giovane promessa di Novellara. Con loro c’è Zahra arrivata dal Marocco molti anni fa.
Come una nuova famiglia con connotati geografici e anagrafici differenti ma specchio di un nuovo mondo che, domani, potrebbe animare il nostro sperduto e dimenticato Appennino.
Continuiamo questa storia con la sola pretesa di “fare sentire a casa” chi viene a trovarci e respiriamo con loro un nuovo vento che sospinge lentamente le nostre vele sul mondo. Per noi l’unico modo di vivere il futuro dove l’amore, il rispetto per il cibo e per il vino, l’ascolto reciproco, il mettersi in discussione, è la lezione che la mia famiglia mi ha trasmesso.